Sembra che oggi non ci sia più nulla da inventare ma nel campo della pressofusione non è così.
Ecco per te una bella notizia.
Purtroppo non ho la minima voglia di festeggiare, perché da italiano, da lombardo, da lavoratore e padre di famiglia desidero unirmi con il cuore e con la mente ai miei concittadini, in tutto il nostro grande Paese, da nord a sud, insieme a tutti coloro che hanno perso un caro e sono in lutto.
Io ho perso entrambi i miei genitori molti anni fa; oggi me ne sono fatto una ragione e ho giustificato la loro scomparsa come un normale accadimento della vita.
Ma perdere un caro, un genitore, un nonno, una persona giovane, un medico o un infermiere che stanno lottando tutti i giorni contro un mostro, un alieno, un killer senza pietà in un modo così irruento, improvviso, con un distacco così traumatico non è giustificabile; non esiste una ragione per tutta questa mattanza.
Proprio per questo motivo, desidero urlare con tutta la voce che ho in gola ciò che sento realmente in questo momento.
Ora, con un minimo di razionalità, desidero riportare a casa la ragione, nella speranza che il killer si ritiri sconfitto alla svelta e che tutti noi possiamo tornare, come una volta, a respirare aria nei prati, a stringerci la mano da persone civili, ad abbracciare i nostri cari per scongiurare insieme lo scampato pericolo.
Con la stessa razionalità, immagino il momento in cui tutti noi ci rialzeremo e, curando le nostre ferite, ci rimetteremo al lavoro più carichi, determinati e uniti di prima.
Proprio così!
Più uniti di prima, perché negli ultimi anni ho visto un popolo diviso, individualista, poco solidale con il prossimo.
Abbiamo bisogno di ritrovare una identità perduta, scomparsa con il tempo, crisi dopo crisi, che ha falcidiato le nostre risorse e ci ha lasciato con un pugno di mosche in mano.
Oggi stiamo attraversando, oltre che la peggiore crisi finanziaria da quando esiste la nostra repubblica, anche la a peggiore crisi sanitaria, morale civile e che mai avrei pensato di affrontare.
Adesso è arrivato il momento di reagire, per ciò che possiamo fare di giusto.
L’Italia non si deve fermare; gli italiani devono andare avanti e chi, come me, deve restare a galla solo con le proprie risorse, deve e può contare solo su sé stesso (purtroppo lo Stato si è dimenticato per l’ennesima volta che esistono i liberi professionisti), bisogna dimenticare quello che sta accadendo fuori dalle mura dell’ufficio e cercare, con un minimo di realismo, di portare avanti la propria attività quotidiana.
Tornando al frutto del mio sudore e dei miei sacrifici, il mio brevetto è diventato finalmente realtà: se hai qualche minuto, ti spiego cosa ho fatto per implementare questo metodo di lavoro focalizzato per la fonderia.
In effetti, si tratta di un metodo certo per abbattere gli scarti nella fonderia: l’ho chiamato “Zama Scarto Zero”.
Ti spiego brevemente di cosa si tratta.
Purtroppo, in fonderia, ancora oggi si regolano gli impianti per pressofusione con i 5 sensi.
Si va ad orecchio: esiste la convinzione che una macchina ben regolata possa emettere un suono secco e armonioso del pistone di iniezione.
Si va ad occhio: si crede che osservando la stampata, si modificano i parametri di iniezione finché non diventi “bella bianca”.
Si va a tatto: si pensa che la stampata debba essere bella e compatta, i pezzi non debbano staccarsi dagli attacchi solo per l’intervento del tavolino di estrazione.
Si va a naso: si crede che per trovare il migliore compromesso di regolazione, a volte basti toccare i parametri che apparentemente (a occhio) danno una buona resa sul pezzo (stampata “bella bianca”), ma nella pratica possono creare davvero grossi problemi durante le fasi di finitura.
Si va a gusto: se il pezzo non si piega o spezza con la forza bruta o con i denti, allora probabilmente è stampato bene.
Si va a fortuna: durante la campionatura ci si rivolge alla Dea bendata e se tutto va bene, allora in futuro non ci saranno mai problemi.
Con gli strumenti disponibili oggi, e con la mancanza di collegamento tra l’ufficio di progettazione e la fonderia, le macchine vengono tutt’ora controllate in maniera poco funzionale ad abbassare la percentuale di scarto.
Il metodo “zama scarto zero”, invece, ha il compito di misurare tutte le variabili di processo a disposizione, cercando di interpretare correttamente il significato del feedback delle macchine, traducendole in variabili non misurabili che si ottengono all’interno dello stampo.
Chiaramente, la corretta interpretazione di questi feedback permette di capire cosa succede all’interno degli stampi (oggetti chiusi, non accessibili, nei quali entra metallo a 450°C a velocità e pressioni elevatissime).
Un metodo di lavoro scientificamente testato e provato sul campo, permette di ottenere risultati importantissimi in breve tempo.
Ecco di cosa sto parlando.
Riduzione degli scarti – con alcuni settori non puoi scherzare.
Gli scarti di produzione devono essere praticamente nulli.
Riduzione dei costi di produzione – ciò che non si butta si vende, produce fatturato!
I costi delle continue rifusioni di materia prima devono essere drasticamente tagliati.
Le inefficienze produttive di un errato accoppiamento stampo (troppo piccolo) – macchina (troppo grossa) vanno cancellate istantaneamente.
Il costo orario di produzione di una macchina troppo grossa si ripercuote inesorabilmente anche sul costo di produzione.
Riduzione del costo pezzo – il costo delle inefficienze dovute agli scarti incide pesantemente sul costo pezzo.
Consideriamo l’intera catena produttiva: fusione, vibrofinitura, pulimentatura, lucidatura, galvanica, verniciatura, ecc…
Se ti accorgi all’ultimo processo che la fonderia aveva prodotto pezzi scarti, quanto ti costa riprodurli successivamente?
Riduzione delle prove stampo – la prevenzione deve sostituire la cura.
Quante volte ti capita di eseguire rifacimenti (anche in vari esemplari) di alcuni stampi più critici?
La drastica riduzione delle prove stampo ti permette di ridurre ulteriormente i costi di produzione e il costo pezzo.
Stabilizzazione del processo – oggi esistono di macchine di ultima tecnologia che permettono di misurare le variabili di processo con una buona precisione.
È fondamentale imparare a utilizzare i parametri della macchina (curve di iniezione, software del controllo qualità, ecc…) per controllare e monitorare nel tempo i parametri dello stampo.
Questo ti permette di acquisire una maggiore esperienza nella corretta regolazione del processo.
Velocizzazione della produzione – è inutile produrre in fonderia con un migliaio di macchine a ritmi indiavolati (magari a 3 turni dal lunedì al venerdì, poi 2 turni il sabato, a volte anche la domenica), e avere scarti di produzione molto elevati.
Sicuramente conviene ridurre il lavoro, ad esempio, a 1 o 2 turni dal lunedì al venerdì, ma aumentare il fatturato!
Produzione in qualità senza complicare la vita alla fonderia – fino ad oggi molti tecnici di fonderia hanno pensato che qualità e produttività sono in contrapposizione!
Attenzione: la realtà dei fatti è ben diversa.
Prova a pensare al tempo che puoi evitare di buttare producendo scarti!
Inoltre esistono oggetti di uso quotidiano, quali smartphone e tablet, che ti possono aiutare a regolare il processo senza perdere tempo e senza complicarti l’esistenza.
Aumento del fatturato senza acquistare nuovi impianti – puoi migliorare l’efficienza della fonderia riducendo gli scarti, utilizzando le ore risparmiate dalle macchine per aumentare la loro resa produttiva, quindi aumentare il fatturato.
Inoltre, è inefficiente e poco produttivo utilizzare impianti troppo grossi, pensando erroneamente di aumentare la qualità dei prodotti.
Impianti più piccoli hanno costi orari di produzione minori e sono molto più veloci.
Ecco un ulteriore motivo che ti permette di aumentare il fatturato senza acquistare nuovi impianti.
Ebbene, quando si è diffusa la notizia dell’esistenza di questo metodo di lavoro così efficace e performante nei risultati, ho notato un interesse generale nel volerne capire e copiare l’efficacia in sistemi simili, nel voler analizzare profondamente gli algoritmi che stanno alla base del funzionamento, nel capire come si possa copiare in maniera semplice e veloce ogni risultato di calcolo e di regolazione del processo.
Per questa ragione ho dovuto correre ai ripari.
Ho depositato una domanda di brevetto presso l’U.I.B.M. (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi), specificando cosa intendevo proteggere del mio lavoro.
Ovviamente, la tua invenzione deve essere brevettata sulla base di un progetto che deve essere descritto in modo adeguato rispettando le regole previste dalla normativa in materia.
Per questa ragione, ho allegato una descrizione tecnica dettagliata per specificare in cosa consistono i punti chiave dell’invenzione industriale.
Infatti, prima di depositare la domanda di brevettabilità, è necessario esaminare a fondo l’invenzione per valutare se è brevettabile e quale sia il modo migliore per proteggerla.
Mentre per alcune invenzioni si tratta di una valutazione piuttosto agile per altre non lo è affatto.
In particolare, i software, per poter essere brevettati, necessitano di caratteristiche molto particolari.
Una volta effettuata questa valutazione preliminare occorre predisporre la documentazione tecnica da allegare alla domanda di brevetto che deve soddisfare i requisiti previsti dalla legge nazionale vigente.
Non è sufficiente una descrizione generica di quanto si intenda proteggere con il brevetto, ma occorre preparare un testo con relativi disegni che facciano comprendere esattamente in che cosa consista l’invenzione.
Naturalmente, vanno evidenziati chiaramente ed efficacemente quali siano gli aspetti innovativi sui quali si chiede di ottenere la tutela.
Prima di procedere con il deposito occorre valutare l’interesse commerciale dei potenziali clienti e stabilire i possibili mercati nei quali il prodotto possa avere i migliori sbocchi commerciali.
Ovviamente, è possibile scegliere di depositare un brevetto italiano che ha validità solo nel nostro paese oppure un brevetto europeo o un brevetto internazionale che hanno una validità estesa ad un numero maggiore di stati.
Anche la ricerca di novità effettuata nel corso della procedura di deposito da parte degli uffici competenti ha dato esito positivo.
Questa ricerca per l’Italia è svolta dall’EPO, European Patent Office, e viene inviata all’UIBM.
Roberto Camerin
L’esperto del processo di pressofusione
L'esperto nella riduzione degli scarti nel processo di pressofusione